C’è una curiosa corrispondenza fra cibo e informazione. Divario alimentare e divario informativo, infatti, vanno di pari passo. Un’infinità di persone soffre di malnutrizione ma, contemporaneamente, esiste un gran numero di obesi. Ci sono moltitudini tagliate fuori dai flussi informativi e ci sono minoranze che di informazioni ne hanno fin troppe.
Quando è eccessivo, il consumo di informazioni diventa una patologia al pari dell’obesità. I segnali di questa malattia, purtroppo, sono poco evidenti. Una persona che ingrassa non passa inosservata perché ingrassando cambia forma e peso corporeo. Una persona “infobesa”, invece, conserva un’apparenza normale.
Benché impercettibile, l’infobesità determina uno stato di malessere. Malessere psichico dovuto a un sovraccarico cognitivo che l’individuo non riesce e non può smaltire (approfondisci).

Tipicamente, la situazione è questa: stai lavorando al computer e ti arriva un messaggio whatsapp. Per leggere il messaggio ti distrai da ciò che stai facendo. Devi poi risintonizzarti sul lavoro interrotto al computer. Fai appena in tempo a rimetterti sulla tastiera che arriva una e-mail cui devi rispondere con urgenza. La risposta richiede una decisione ma per decidere hai bisogno di informazioni. Alcuni dati ce li hai ma altri li devi cercare. Che fai, chiedi a Google? Lui ti darà mille risposte, simili ma anche diverse: quali sono quelle giuste? Quanto tempo passi a selezionarle? Fai qualche telefonata per avere notizie di prima mano da fornitori o colleghi. Devi poi combinare tutti i dati e tutte le risposte per poter decidere. Intanto arrivano altri messaggi, altre notifiche, altre interruzioni. Il tuo lavoro al computer è ancora lì che ti aspetta. Tra poco hai un appuntamento su Skype ed entri in ansia perché sarai costretto a lasciare tutti i problemi in sospeso. Puoi scommettere che la videoconferenza te ne creerà altri e che dovrai tuffarti ancora nel mare delle informazioni sperando di non affogare…

Ecco: ora il quadro della patologia dovrebbe risultare chiaro. L’infobesità è un accumulo crescente e nocivo di informazioni da gestire. Non si parla soltanto della miriade di informazioni fornite dal web. Si tratta anche dell’infinità di messaggi che vengono scambiati e che devono essere vagliati e trasformati in risposte. L’accumulo appesantisce gli impegni di lavoro, rallenta il processo decisionale e genera stress.
Rimedi? Ce ne sono di buoni. Ne indichiamo tre:
- disattivare la modalità multitasking. Lavorare facendo due, tre, cinque, dieci cose contemporaneamente riduce drasticamente l’efficienza, innalza la tensione nervosa ed è causa di affaticamento (approfondisci). La modalità giusta è quella “procedurale”: facendo una cosa alla volta si lavora meglio, non ci si logora e si perde meno tempo.
- Mettere in attesa i messaggi. Rispondere istantaneamente a ogni messaggio significa spezzare la concentrazione e dover poi faticare a riprenderla. È meglio fissare intervalli di lettura nell’arco della giornata stabilendo, per esempio, di leggere i messaggi allo scadere d’ogni ora.
- Selezionare le fonti informative eliminando quelle con contenuti:
- troppo datati
- troppo complessi
- dispersivi e male organizzati
- solo parzialmente aderenti al tema della ricerca
ln poche parole: occorre metodo e senso della misura. Perché l’informazione dà potere ma troppa informazione lo toglie.